La nostra storia di giocatori “seriali” è abbastanza recente, ma affonda le sue radici ben prima della nascita di Mattia. Anni fa non esisteva un’offerta ludica vasta come oggi e i pochi giochi a nostra disposizione si limitavano a poche meccaniche e il concetto di collaborazione era pressochè assente a favore del tradizionale “chi vince regna”. Poi giocavamo a Dungeons and dragons. Ecco, ancora non esisteva il concetto di fare squadra ma nonostante ci fosse la figura del game master a fare da antagonista chiunque come noi l’abbia giocato ha assaporato l’ebrezza di giocare senza scontrarsi con gli altri presenti al tavolo. Oggi il gioco collaborativo è molto in voga nei giochi da tavolo (e molti “non giocatori” non ne sospettano nemmeno l’esistenza) e i titoli proposti sono svariati e vanno a coprire tutte le fasce di età (da 4-5 anni come “Magic Maze Kids” a qualsiasi età abbiate come per la serie “Pandemic”, per fare degli esempi). Soddisfano anche tantissimi gusti in fatto di ambientazione di gioco. Non è detto che questa sia una tipologia di gioco migliore di altre, dipende sempre dai gusti personali, ma di sicuro pur divertendo è un valido aiuto didattico e “sociale”. Parliamo per esperienza personale. In una situazione di gioco, quindi di divertimento-intrattenimento, il giocatore entra in una mentalità diversa dalla sua solita, nella quale alcuni pregiudizi o giudizi negativi si stemperano un pò a favore dell’immersione nella storia proposta dal gioco stesso. E allo stesso tempo l’attenzione si concentra sulla situazione smorzando in parte le spigolosità dei caratteri vivaci e dando coraggio a quelli più remissivi. In questo “limbo” chi è seduto al tavolo deve collaborare per uno scopo comune o, in alternativa, subire una sconfitta condividendola con tutti gli altri. Dalle prime giocate i risultati forse saranno poco visibili, ma pian piano sia che si tratti di una famiglia (e quindi di almeno due generazioni diverse con linguaggi e modi differenti), che si tratti di un gruppo di ragazzi (con i loro dissidi interni e il classico gioco di prevaricanti e prevaricati), la modalità di gioco porterà verso una direzione precisa. I giocatori, dovendosi ascoltare l’un l’altro e remare nella stessa direzione, si riconosceranno a vicenda qualità (organizzative, di risoluzione problemi o semplicemente slanci altruistici anche a discapito del proprio personaggio o delle risorse di gioco) che non avrebbero potuto notare in situazioni al di fuori del gioco. Inevitabilmente ne trarranno beneficio il dialogo e il riconoscimento reciproco al di fuori delle situazioni ludiche, dando un piccolo aiuto all’appianamento di situazioni problematiche o semplicemente migliorando il dialogo e l’opinione degli altri. Fortunatamente le “situazioni-problema” non sono la norma. Se la vostra famiglia è comunicativa e affiatata o se il vostro gruppo di amici è unito come la Justice League, i giochi collaborativi possono essere il miglior svago che possiate trovare, perché non c’è niente di meglio che raggiungere un risultato dopo aver faticato tutti insieme.